Esistono alcune sfumature della sofferenza che sono intrinsecamente connesse al nostro tempo e alla società di cui facciamo parte.
Due aspetti in particolare mi paiono rilevanti:
- l’accelerazione delle trasformazioni e dei cambiamenti, accelerazione che rischia di farci perdere i riferimenti, di disorientarci, di generare un senso di vorticoso bombardamento emotivo difficile da metabolizzare.
- l’allentarsi del senso del limite nelle sue differenti sfaccettature.
Un esempio: i confini tra le generazioni sono meno definiti, il che può facilitare il dialogo in certi casi ma finisce per creare senso di confusione in altri casi. Porci su un piano di confronto sano e aperto e di parità con i nostri figli è bello ma non ci esime dal nostro ruolo e dalle nostre responsabilità di genitori fatti anche di “no” e di autorevolezza. Un bambino cui non siano posti dei limiti difficilmente inizia a costruire un’identità solida perché è senza punti di riferimento e diventa sovente un adolescente in crisi profonda. Un altro esempio: il nostro corpo e le sue esigenze sono una realtà che talvolta oggi si arriva a negare. L’anoressia è una negazione dei bisogni corporei, come se fosse possibile vivere senza considerare le esigenze corporee, disincarnati.
In un certo senso la psicoterapia è un percorso in antitesi con le tendenze attuali: significa fermarsi a riflettere su quello che viviamo e su quello che proviamo, dedicare a se stessi uno spazio e un tempo (la seduta nella stanza di terapia) in cui il flusso incessante e senza posa di cambiamenti e trasformazioni e l’imperativo sociale all’agire e al fare possano essere messi temporaneamente tra parentesi e gradualmente filtrati. Contemporaneamente psicoterapia significa individuare ed accettare accanto alle proprie risorse e alle proprie potenzialità anche i propri limiti, nel senso non tanto di limitazioni contro cui combattere ma come sana comprensione di chi si è e di quali siano le proprie peculiarità. E significa pure imparare a prenderci cura delle nostre parti più fragili attraverso la nostra parte adulta, senza voler cacciare né eliminare quelle parti, pena una lotta continua dentro noi stessi, una sofferenza potente e un garantito insuccesso del tentativo di mettere a tacere parti di noi.